Se il Lost in Random del 2021 era un’avventura con elementi da Action-RPG, combattimenti basati su fionda ed un brillante sistema di carte di evocazione che scemava nella seconda parte, The Eternal Die abbandona tutto questo. Si tuffa infatti nel genere roguelike isometrico, il quale richiama apertamente Hades.
Non vestiamo più i panni dell’eroina Odd, ma incarniamo la Regina, la “cattiva” del capitolo originale, in un piccolo prequel sulle sue origini. La componente narrativa è minima, con pochi dialoghi e incontri che chiariscono gli eventi antecedenti la storia principale.
Come appunto dicevamo, il gioco è interamente incentrato sul ritmo e sulla rigiocabilità tipici di un roguelike isometrico, con una struttura a stanza procedurale, dove ogni run spinge a sperimentare nuove strategie, anche se in realtà si basa soprattutto sul padroneggiare le schivate.
Il sistema di combattimento è il vero fiore all’occhiello di The Eternal Die, e tutto ruota attorno alla scelta e alla personalizzazione delle quattro armi che sbloccherete man mano che avanzate nel gioco. Scelta una all’inizio della run, rimarrete legati a quell’arma per tutta la durata del tentativo.
Ogni arma propone quattro diversi alberi di abilità, ma potrete equipaggiarne soltanto uno per arma. Ad esempio, prendiamo il martello, una delle mie preferite, che può essere orientato alla creazione di pozze di veleno per infliggere danni persistenti o scelto per la via del barcollamento, così da stordire i nemici con maggiore frequenza.
La scelta tattica di dover decidere quale “anima” dare a ciascuna arma sarebbe anche interessante, se non fosse che la profondità rimane piuttosto limitata. Ogni albero di abilità offre solo tre potenziamenti passivi, tutti facili da sbloccare e poco incisivi nelle regole di base.
Le lotte però sono nervose, frenetiche, appaganti. È proprio questo ritmo a rendere il combattimento così coinvolgente: i nemici mostrano in anticipo i loro attacchi con animazioni fulminee, costringendovi a schivare al millisecondo e a reagire istintivamente.
Oltre all’arma principale, The Eternal Die vi mette in pugno il dado stesso, lanciabile come un proiettile: il numero tra un 1 e un 6 si traduce in un colpo dal danno variabile.
In più, durante ogni run incapperete in una o più carte misteriose, ma ne potrete portare una sola alla volta. Queste definiscono la vostra abilità attiva: un getto di ghiaccio congelante, un’esplosione di fuoco, delle pozioni velenose e dei turbini di sabbia, con annesse varianti. Sebbene la varietà sia onestamente discreta, non tutte le carte si rivelano davvero utili, e la loro efficacia dipende da come avrete costruito il vostro personaggio.
Ed è proprio qui che entriamo nel vivo del sistema di progressione “in partita”: un meccanismo che alterna momenti di soddisfazione a evidenti limiti.
Man mano che avanzate attraverso i vari biomi di The Eternal Die, vi ritroverete a esplorare stanze generate proceduralmente, ognuna con il suo tema e le sue insidie. Completata una stanza, vi verrà offerta una ricompensa che si declina in due forme: da un lato, le valute necessarie per potenziare permanentemente la Regina, cioè risorse da accumulare per miglioramenti duraturi tra una run e l’altra, e dall’altro, potenziamenti temporanei, validi soltanto fino alla fine della partita in corso.
Proprio qui entra in gioco la meccanica più originale del titolo: il sistema di artefatti. Durante l’esplorazione otterrete oggetti colorati da inserire in una griglia a caselle, quasi come nei classici giochi di abbinamenti.
Ogni artefatto porta con sé uno o più colori, rosso, blu, viola e così via, e allinearne tre in orizzontale o in verticale attiva un potenziamento rilevante, come un +50% all’attacco se riuscirete a combinare tre pezzi rossi. Questa spinta a formare quante più combo possibili è la chiave per sopravvivere alle sfide più ostiche, perché, senza questi boost, i nemici, con il loro ritmo serrato e le loro animazioni fulminee, vi travolgeranno.
In sintesi, The Eternal Die intreccia la scelta delle armi, il lancio del dado e gli artefatti in una danza di scelte strategiche apparentemente complesse: dovrete decidere come allocare risorse permanenti, quali bonus temporanei accettare e quali colori abbinare sulla griglia, ma il tutto è decisamente più semplice di quanto appare.
Il sistema di potenziamento tramite artefatti è senza dubbio uno dei momenti più divertenti nelle prime run, quando cercate di far combaciare quei tasselli colorati per vedere le vostre statistiche salire alle stelle. Ogni pezzo può portare non solo un colore, ma anche un effetto passivo, ad esempio aggiungendo al lancio del dado la possibilità di scatenare una nube di veleno o un lampo elettrico, e la tentazione di creare build particolari è forte.
Peccato però che, a conti fatti, questi bonus passivi non cambino davvero le carte in tavola. Presto ci si rende conto che l’unico criterio davvero determinante è il colore: allineare tre rosso per il +50% di attacco è l’unica “combo” che vale realmente la pena inseguire, mentre gli altri attributi restano marginali, se non in specifiche build. Le abilità aggiuntive degli artefatti possono sì, offrire qualche effetto interessante, ma la loro incidenza sull’esito di una run è così limitata che la gran parte delle volte le si trascura, scegliendo gli artefatti unicamente in base ai colori più redditizi.
Di conseguenza, The Eternal Die premia più la padronanza delle schivate, la prontezza nel cogliere i pattern dei nemici e la precisione nei contrattacchi, piuttosto che la costruzione di build complesse e personalizzate.
Ecco il punto cruciale: Lost in Random: The Eternal Die è un gioco “piccolo”, composto da quattro biomi, ognuno con il suo boss finale ben caratterizzato, e da stanze generate proceduralmente che tendono a ripetersi dopo qualche ora. L’effetto sorpresa svanisce, certo, ma rimane intatto il divertimento puro che scaturisce dall’affrontare corridoi di carta e nemici dai pattern fulminei.
In termini di durata, se siete abili e affamati di sfida, con sette-otto ore avrete esplorato tutto ciò che il gioco ha da offrire. All’interno di queste stanze troverete quasi esclusivamente scontri, occasionali prove di lancio del dado per ottenere potenziamenti temporanei, un mercante che vende oggetti consumabili per la run in corso e qualche sprazzo di narrativa: per vedere il vero finale, dovrete appunto raccoglierne buona parte, di questi piccoli sprazzi.
Di certo The Eternal Die finisce al punto giusto, quando aveva esaurito le cose da dire. C’è qualche stimolo a continuare nel caso non ne abbiate abbastanza alla fine, sia nella scelta diverse delle armi, sia dall’aggiunta di alcuni modificatori che alzato l’asticella della difficoltà.
Se nel primo Lost in Random lo stile ispirato a Tim Burton emergeva prepotentemente in ogni inquadratura, qui lo si percepisce soprattutto nel character design e nella colonna sonora, più che nelle ambientazioni.
Le stanze, generate in modo procedurale, appaiono spesso schematiche con pochi dettagli distintivi, e l’effetto fiabesco-gotico che tanto ci aveva stregato nel 2021 perde qui un po’ di mordente. La telecamera isometrica e il gameplay frenetico mettono in secondo piano le ambientazioni, restituendo un approccio più minimalista che se da un lato rende tutto più leggibile, dall’altro sacrifica parte del coinvolgimento visivo e narrativo.
Personalmente ho trovato l’atmosfera del titolo originale più avvolgente: quell’idea di esplorazione di un mondo illustrato a mano, con luci soffuse e scenari fiabeschi, qui si riduce a suggestioni sporadiche. Comodo però che il gioco sia compatibile e verificato su Steam Deck: non a caso si è rivelata la piattaforma ideale sulla quale consumarlo.
Lost in Random: The Eternal Die sarà disponibile su PS5, Xbox Series X|S, Xbox One, Nintendo Switch e PC a partire dal 17 giugno 2025 al prezzo di circa 25€ nel solo formato digitale. È disponibile anche una versione dimostrativa per testare i primi momenti di gioco.
La chiave per questa recensione è stata fornita da Thunderful Publishing, che non ha avuto un’anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Potete leggere maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi e videogiochi su SmartWorld a questo link.
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