All’interno della confezione troviamo il mini PC, il supporto VESA con viti e l’alimentatore da 150W bianco (rarità). Tutto molto curato, come ci si aspetta da ASUS, anche nel packaging con apertura a farfalla, ma mancano cavi video: nessun HDMI o USB-C/DisplayPort incluso, cosa un po’ spiacevole considerando la fascia di prezzo. Inoltre, la staffa VESA è in plastica, mentre alcuni concorrenti in questa fascia optano per l’alluminio.
CPU: Intel Core Ultra 9 285H (16 core, 22 thread, NPU integrata)
GPU: Intel Arc integrata (Xe LPG)
RAM: 32 GB DDR5 a 6400 MHz (espandibile fino a 96 GB, 2 slot SO-DIMM)
Storage: 1 TB SSD PCIe 4.0
Porte:
Frontali: 2x USB-A 3.2 Gen2, 1x USB-C 3.2 Gen2x2, jack audio
Posteriori: 2x USB4 (Thunderbolt 4), 1x USB-A 3.2 Gen2, 1x USB 2.0, 2x HDMI 2.1, LAN 2.5G, DC-in, Kensington Lock
Connettività: Wi-Fi 7, Bluetooth 5.4
Sistema operativo: Windows 11 Pro
Dimensioni: 112 x 144 x 42 mm
Peso: 689 g
Chassis: alluminio, toolless, certificazione MIL-STD-810H
Dal punto di vista costruttivo, il NUC 15 Pro Plus è estremamente curato. Il design è molto simile a quello del modello 2024, ma con meno interruzioni nella scocca, linee morbide, e una sensazione ancora più solida al tatto. La scocca tool-less in alluminio consente l’accesso rapido all’interno. In realtà di base c’è una singola vite che tiene insieme il tutto, ma una volta rimossa quella potete anche evitare di rimetterla. Il tutto è certificato MIL-STD-810H, una rarità nel mondo dei mini PC. Una vera workstation da scrivania, nel vero senso del termine.
Le dimensioni sono super compatte e in linea con quelle dell’anno scorso: si parla di meno di 700 grammi di peso racchiuso in un corpo di 144 x 112 x 42 mm.
La dotazione di porte è ottima: 2x USB4 (Thunderbolt 4), 2x HDMI 2.1, LAN 2.5G, jack audio, più le classiche USB-A. Le porte incluse permettono di usare fino a 4 monitor contemporaneamente. Manca purtroppo il lettore SD, un’assenza un po’ amara su un prodotto rivolto anche a professionisti e creator. Ma il supporto a Wi-Fi 7 e Bluetooth 5.4 compensa offrendo connettività di altissimo livello.
La macchina è espandibile fino a 96 GB di RAM DDR5, superando molti concorrenti diretti (che spesso si fermano a 64). I due banchi da 16 GB inclusi in questa unità di test sono DDR5 a 6.400 MHz. Difficile chiedere di meglio in un ambito del genere.
Anche lo storage è aggiornabile: accanto all’SSD da 1 TB PCIe 4.0 incluso nella versione da noi testata, troviamo un secondo slot M.2 22×42 (quelli piccoli, per intenderci) PCIe Gen 4. Lo slot occupato dall’SSD della nostra unità di test è in realtà compatibile anche con SSD PCIe 5.0.
Il processore scelto, l’Intel Core Ultra 9 285H, è una delle CPU più complete in ambito mobile: 16 core ibridi (6 P + 8 E + 2 LP), 22 thread, GPU Arc integrata e soprattutto una NPU dedicata per l’accelerazione AI. L’efficienza è migliorata rispetto alla 13ª generazione, così come le capacità di multitasking e l’ottimizzazione dei consumi. Ci sono anche versioni del NUC in questione con SoC Ultra 7 265H, Ultra 7 255H, Ultra 5 235H e Ultra 5 225H.
L’alimentatore è da 150W. Il consumo di base dell’Ultra 9 285H sarebbe ben più contenuto, ma in modalità Performance il sistema spinge anche oltre i 130W, rendendo appunto necessario l’utilizzo di un alimentatore un po’ più “grosso” del solito.
Come da tradizione ASUS, anche il NUC 15 Pro Plus è stato sottoposto a un’ampia serie di test di affidabilità e durata prima della commercializzazione. Parliamo di oltre 360 ore di test di stabilità, 15.000 cicli di inserimento porte, stress termici a temperature estreme (da -40°C a +85°C), test di vibrazione, urto e resistenza meccanica. Il tutto per garantire un funzionamento stabile 24/7, anche in ambienti complessi o integrato in sistemi professionali.
I NUC 15 Pro+ che non arrivano in versione “barebone” sono dotati di Windows 11 Pro, anche perché teoricamente rientrano nella sfera dei Copilot+ PC.
L’unico software di ASUS che trovate a bordo è MyASUS, che vi permette di mettere mano ad alcuni parametri avanzati che normalmente, solo con Windows, non ci sarebbero. Ci sono i comandi per controllare le ventole, il sistema TaskFirst che assegna priorità elevata della banda disponibile a ciò che preferite (giochi, streaming, produttività) e anche opzioni per la privacy che vanno a bloccare il mini PC in automatico quando ci si allontana.
Di software di terze parti ce n’è solo un altro, ed è il tool di Intel per la gestione della GPU integrata. Può tornare utile anche per aggiornare i driver, ma in realtà fate prima a scaricarli manualmente dal sito di Intel. Per il resto, trovate i classici applicativi Microsoft che potete liberamente disinstallare.
Il BIOS non è per cuori deboli. A parte gli scherzi, il BIOS di questi NUC è curato nella grafica, navigabile con il mouse e denso di opzioni e di voci da consultare. Se siete utenti esperti e “smanettoni” c’è davvero di che divertirsi. Abbiamo riscontrato un unico problema relativo alla Power Mode, ma ci torniamo a breve.
Il cuore pulsante di questo NUC 15 Pro+ è quanto di meglio si possa chiedere in ambito mobile o, appunto, mini PC. Stiamo parlando del processore Intel Core Ultra 9 285H con GPU integrata Intel Arc 140T.
Stiamo parlando di un processore a 16 core con frequenza massima di 5,4 GHz e supporto a tutte le più moderne tecnologie. C’è ovviamente anche una NPU dedicata, che in combinazione con la Arc 140T arriva a erogare fino a 99 TOPS.
L’SSD, che risulta migliorato in velocità rispetto a quello testato l’anno scorso, è un Micron MTFDKBA1T0TGD-1BK1AABGA da 1 TB. Anche i banchi RAM, 2 da 16 GB DDR5 a 5.600 MHz, sono a marchio Micron (modello MTC8C1084S1SC48BA1). Come già detto però, nulla vieta di optare per il modello “barebone” e installare le memorie che più fanno al caso proprio.
Vediamo i risultati ottenuti nei benchmark a confronto con il NUC dell’anno scorso e con un altro mini PC dotato di SoC AMD di fascia alta.
Come si vede dalla tabella, i passi in avanti rispetto all’ancora ottimo NUC 2024 ci sono, praticamente in tutti i campi. Il balzo più notevole si registra forse su PCMark10 Extended, un test che davvero spreme al massimo i PC eseguendo quanti più task possibile in un certo lasso di tempo. Quindi, soprattutto per un prodotto professionale del genere, è uno dei valori più preziosi da prendere in considerazione.
Sono migliorate anche le performance in single core, e come già detto i risultati sono tutti ottimi e più alti. Anche il GEEKOM A8 Max gli sta dietro a questo punto, e non è cosa banale visto che in alcuni campi i SoC AMD spingono di più. Il confronto migliore sarebbe con qualcosa dotato di AMD Ryzen AI 9 HX 375, ma ancora non abbiamo avuto la fortuna di provare un mini PC che ne è dotato.
Il risultato ottenuto con Procyon sul test AI Image Generation Benchmark – Stable Diffusion 1.5 (FP16) lascia purtroppo il tempo che trova. Abbiamo ottenuto uno score di oltre 300 punti, drasticamente superiore ai 98 punti ottenuti con il NUC dell’anno scorso. La verità è che dovremmo rifare il test anche sul vecchio NUC per avere una vera pietra di paragone, visto che il benchmark in questione continua ad aggiornarsi (così come driver, software e hardware) rendendo di fatto questi risultati non paragonabili. Sul discorso IA e NPU ci torneremo a breve comunque.
Per ottenere questi risultati però siamo incappati in un problema. Non si tratta di un qualcosa legato strettamente ad ASUS, visto che indagando un po’ abbiamo scoperto che riguarda anche altri brand e altre tipologie di PC (come banalmente i laptop).
Né il BIOS né tanto meno le impostazioni di Windows 11 ci permettevano di cambiare i profili energetici. Solitamente si può selezionare fra Risparmio energetico, Bilanciato e Massime prestazioni, ma per qualche motivo il NUC al primo avvio era impostato su Bilanciato senza possibilità di cambio. Neanche da BIOS era possibile selezionare altri profili d’uso.
Può dipendere da svariati fattori, e neanche aggiornando Windows e driver vari abbiamo risolto, ma c’è una soluzione abbastanza universale che vi permette di aggiungere gli altri profili energetici usando stringhe di comando specifiche da Prompt (con diritti di amministratore). L’unico problema è che poi questi profili sono visibili solo da Pannello di Controllo, e non dalle impostazioni di Windows. Se avete riscontrato questo problema qui trovate la soluzione.
Per farvi capire quanto possa essere problematico, in modalità Bilanciato il benchmark PCMark 10 restituiva un risultato inferiore di 700 punti circa, collocandolo fin troppo vicino al NUC 14 Pro+ dell’anno scorso. Abilitando la modalità Prestazioni eccellenti si sale invece fino ai risultati ottenuti e riportati in tabella.
I risultati ottenuti su 3DMark sono davvero buoni, e anche con il gaming vero e proprio se la cava anche meglio del previsto.
Le GPU integrate moderne come questa Intel Arc 140T supportano anche il Ray Tracing, e vi permettono di giocare anche a titoli come DOOM: The Dark Ages, il cui accesso è precluso a processori un po’ più datati.
DOOM: The Dark Ages fra l’altro ha da poco inserito un sistema di benchmark che permette di ottenere risultati che, in futuro, potremo paragonare meglio con quelli ottenuti da altri dispositivi. Con questo il NUC 15 Pro+ ottiene una media di 30 fps circa in full HD a dettagli bassi. Sì, è poco, ma stiamo parlando di un tripla A di recentissima concezione che mette in crisi PC dotati di GPU dedicate, figuriamoci mini PC con grafica integrata.
Con F1 25, altro gioco recentissimo, se la cava anche meglio. A dettagli bassi in full HD si arriva a una media di ben 76 frame al secondo. Passando a dettagli medi si ottengono 68 frame al secondo. Ovviamente in entrambi i casi abbiamo usato Intel XeSS e l’XeFG, che altro non è che il frame generation di Intel. Sono tecniche che permettono appunto di migliorare la performance a leggero discapito in alcuni casi della qualità dell’immagine o, nel caso del frame gen, di generare frame aggiuntivi sfruttando l’intelligenza artificiale. Tutto questo per dire che mettendo mano con attenzione ai settaggi di gioco si può godere di F1 25 a 60 fps anche su dispositivi del genere.
Dulcis in fundo, qualche giro di benchmark anche su Cyberpunk 2077. Qui si può sfruttare il frame generation di AMD, che non è utilizzabile esclusivamente su piattaforma AMD ma può appunto essere sfruttato su qualsiasi hardware. Giocando in full HD con qualità Alta delle texture, AMD FSR 3 Frame Generation attivo, AMD FidelityFX Super Resolution 3 attivo su Qualità e Ray Tracing attivo (sì!), il benchmark si porta a casa una media di 43 fps. E il bello è che disattivando il Ray Tracing si ottengono giusto 3 fps in più! Anche qui stesso discorso: giocando un po’ con le impostazioni potete ottenere ottimi risultati e giocare degnamente al titolo CD Projekt Red.
Questo NUC 15 Pro+ non è una macchina da gioco e nemmeno aspira a esserlo, ma il processore di cui è dotato non teme (troppo) neanche i titoli moderni.
Nulla vieta poi di equipaggiarsi di un box eGPU e di una scheda video dedicata e collegare il tutto a una delle due porte Thunderbolt 4 che trovate sul retro del NUC. È vero, l’Intel Ultra 9 285H non sarà un processore desktop, ma non per questo farà da collo di bottiglia a una GPU di recente concezione, né tanto meno vi farà faticare giocando a titoli che sforzano di più la CPU.
Il sistema di raffreddamento vanta una classica ventola centrale coadiuvata da triplo condotto in rame che si diramano verso destra e sinistra.
L’airflow è così strutturato: l’aria “fredda” viene presa dai fori sul fondo, la ventola raffredda, le heatpipe (collegate direttamente al processore) portano il calore verso i radiatori montati sulle feritoie ai lati, e tutta l’aria transita poi appunto verso l’esterno dalle feritoie a destra e sinistra.
Come siamo messi a rumore? Uno dei punti deboli dei mini PC solitamente è proprio quello, e il NUC 14 Pro+ ne era afflitto (forse anche troppo). Com’è la situazione quest’anno? Dipende interamente dal genere di task che dovete eseguire e, di conseguenza, da come impostate la ventola.
Se usate il PC con profilo energetico Bilanciato e le ventole su Standard, il rumore non è affatto fastidioso. Abbiamo usato il NUC in ambiente di ufficio per giorni, e nessuno si è lamentato di rumori “molesti”. La situazione cambia drasticamente se impostate un profilo energetico “performance” e impostate le ventole a massimo regime. In quel caso il NUC si fa sentire eccome, ma è difficile fargliene una colpa. Come già detto, è un problema comune di tutti questi mini PC, problema fra l’altro che riguarda tantissimo anche i laptop, e non è un caso che questo NUC, così come altri mini PC, abbiano processori pensati proprio per ambito mobile.
E le temperature? Un po’ meglio dell’anno scorso, ma i processori Intel di questo tipo sono comunque molto “calorosi”. Dopo uno stress test combinato con FurMark 2 e Prime95, abbiamo raggiunto una media di 88°C sul processore, con un picco massimo di 107°C. In questo test specifico non si è registrato throttling termico, nonostante appunto il processore sfori più volte i 100°C, ma ripetendo lo stesso test altre volte si è verificato anche il throttling.
Se non altro in quanto a consumi fa meglio dell’anno scorso. Come già accennato, l’alimentatore da 150W serve tutto, anche perché durante i test abbiamo registrato picchi di oltre 130W (tutto questo in modalità Prestazioni, non certo su Bilanciato). Durante lo stesso stress test nominato prima la potenza totale del sistema si aggirava sempre intorno ai 105/107W, con una media di 101W registrata.
Anche qui: dipende molto dall’uso che volete fare del mini PC. Puntando su un dispositivo del genere è lecito aspettarsi che lo si voglia spremere al massimo, ma in caso contrario usando solo con profilo Bilanciato (o Risparmio energetico) i consumi calano drasticamente. La stessa Intel sulla scheda del processore riporta come Base Power il valore di 45W, con un Maximum Turbo Power di 115W.
Il NUC 15 Pro Plus si conferma una macchina tuttofare di fascia alta: potente, fluida, perfetta per ambienti di lavoro, produttività spinta, programmazione, virtualizzazione, montaggio video (ovviamente non con filmati ad altissimo bitrate) e tutto quello che richiede reattività, compatibilità e stabilità.
L’HDMI 2.1 è una bella aggiunta rispetto a molti concorrenti che si fermano al 2.0, e le due porte USB4 (Thunderbolt 4) garantiscono compatibilità con dock, GPU esterne e storage professionale. Peccato per l’assenza del lettore SD, che su una macchina così completa sarebbe tornato utile a fotografi e creator.
Sul fronte software, ASUS ha fatto un buon lavoro: sistema pulito, con solo l’app MyASUS, il Centro di controllo Intel per i driver, e i classici strumenti Microsoft. Niente bloatware, niente inutili duplicati.
Visti i prezzi di macchine del genere però, è difficile suggerirlo come macchina per casa da usare per task misti come possono essere media center, centro gestione domotica, macchina da gioco (retro gaming o gaming leggero) e simili. Questo è un dispositivo professionale, pensato per professionisti, con un hardware che va spremuto e usato al massimo. Come già detto, non teme video né tanto meno foto editing: abbiamo installato e usato Premiere Pro, Lightroom Classic e Photoshop della suite Adobe, e nulla vieta di usarlo per altri task pesanti.
Piccola nota positiva: è così veloce ad avviarsi che non farete in tempo a leggere le notifiche sullo smartphone.
Intel inside: perché (ancora oggi) è spesso la scelta giusta
AMD ha fatto passi da gigante in termini di prestazioni grezze, consumi e grafica integrata. Anzi, per quanto riguarda le performance pure (lo si vede anche dai risultati nei benchmark) supera anche Intel in tanti campi. Ma le performance non sono tutto. Intel resta infatti la piattaforma di riferimento per chi cerca compatibilità, affidabilità e flessibilità in ambito professionale.
Il supporto più completo a virtualizzazione (VT-x, VT-d), la miglior gestione delle periferiche Thunderbolt/USB4 e un ecosistema di driver più maturo fanno la differenza soprattutto in ambienti aziendali. Molti software verticali, da quelli gestionali a tool CAD, fino a soluzioni proprietarie, sono ottimizzati per Intel o addirittura vincolati da certificazioni hardware che privilegiano CPU del brand.
Anche chi vuole sperimentare con sistemi alternativi (Linux, ChromeOS Flex, FreeBSD, Hackintosh) ha generalmente meno sorprese su una macchina Intel, grazie a una migliore compatibilità con firmware e kernel. E nel caso di questo NUC, la dotazione di porte e il supporto Thunderbolt 4 rendono l’intero pacchetto ancora più appetibile per chi lavora con storage esterni, eGPU, o ambienti docking evoluti.
La presenza di una NPU (Neural Processing Unit) nei processori Intel non è più una novità. Già con il NUC 14 Pro+ dello scorso anno, ASUS aveva portato la computazione AI on-device su un mini PC compatto grazie all’Ultra 9 185H. Ma con il nuovo Core Ultra 9 285H, questo approccio viene migliorato e reso più coerente con gli scenari d’uso futuri.
Intel parla di fino a 99 TOPS complessivi in inferenza INT8, sommando il contributo di CPU, GPU Arc e NPU. Una cifra teorica, certo, ma significativa: significa che modelli AI ottimizzati possono girare in locale senza dover ricorrere per forza al cloud o a GPU dedicate. E rispetto alla generazione precedente, le prestazioni della GPU integrata e l’efficienza della NPU risultano leggermente migliorate.
Nella pratica, cosa ci si può fare oggi?
Ottimizzazione in tempo reale di videochiamate, voce e sfondi virtuali con consumi ridotti
Applicazioni di speech-to-text, trascrizione, riconoscimento facciale e presenza
Automazioni AI leggere integrate in Windows 11
E i modelli generativi? È già possibile eseguire Stable Diffusion, Whisper o Llama quantizzati, sfruttando la NPU e il supporto a framework come OpenVINO, ONNX o DirectML. Certo, i risultati dipendono dalla complessità del modello e dal software, ma la base hardware c’è tutta, e la macchina è pronta per gestire carichi AI leggeri in locale e in modo sempre più fluido nel prossimo futuro. Ripetiamo, però: carichi leggeri. Per cose più complesse serve una GPU dedicata.
Ufficialmente, l’ASUS NUC 15 PRO+ è venduto in Italia solo in versione barebone, privo quindi di RAM, SSD e sistema operativo.
Si parte da 689,99€ per il modello con U5 225H, e si sale fino a 999,99€ per la variante con l’Intel U9 285H. Una configurazione da 32 GB + 1 TB come quella in prova si può trovare sui 1.400€, ma forse ha poco senso. Chi acquista un dispositivo del genere farebbe bene a scegliersi RAM e SSD (facilissimi da installare visto il meccanismo a molla per aprire il NUC).
La cosa migliore, anche per non incappare in prezzi strani e gonfiati, è affidarsi direttamente ai negozi fisici ASUS (ce ne sono una trentina sparsi da nord a sud Italia) e appunto optare per il modello barebone.
Il sample per questa recensione è stato fornito da ASUS, che non ha avuto un’anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Potete leggere maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi su SmartWorld a questo link.
L’articolo Recensione ASUS NUC 15 Pro Plus: piccolo fuori, workstation dentro sembra essere il primo su Smartworld.