BenQ PD3226G è un monitor pensato per chi lavora con contenuti visivi ad alta fedeltà, ma ha anche caratteristiche che strizzano l’occhio a chi cerca reattività, versatilità e precisione

Il pannello è un IPS da 31,5 pollici con risoluzione 4K (3.840 × 2.160 pixel, in 16:9) e refresh rate di 144Hz. È la stessa diagonale di certi piccoli televisori e sulla scrivania un po’ si fa sentire.

A schermo c’è tutto lo spazio per lavorare in modo comodo su contenuti dettagliati, anche senza dover scalare troppo l’interfaccia. La densità di pixel è molto buona, ma per chi cerchi qualcosa di più c’è il 5K da 27 pollici che BenQ ha lanciato assieme a questo modello.

Il pannello ha un trattamento Nano Matte certificato TÜV Rheinland: significa che riflette pochissima luce ambientale, senza però impastare i neri o alterare troppo la resa. Non è il classico antiriflesso “grezzo” che sgrana le immagini: qui la finitura è sottile e ben uniforme. L’abbiamo del resto già apprezzata molto nell’RD280U e una volta provata poi non torni più indietro.

La luminosità dichiarata è di 400 nit (abbiamo misurato anche qualcosa in più, per la verità), che va bene per un uso indoor controllato (anche in considerazione del nano matte di cui sopra), ma non compete con i pannelli HDR di fascia più alta (né era sua intenzione). In un contesto professionale, comunque, la fedeltà cromatica conta molto più del contrasto percepito o della luminosità di picco.

La copertura dei gamut colore è infatti ampia: 95% DCI-P3, 100% sRGB e 100% Rec.709, con Delta E ≤ 2. Questo significa che, già out-of-the-box, il monitor restituisce colori precisi e coerenti, adatti a flussi di lavoro grafici, video e fotografici. Non siamo ai livelli di monitor certificati Fogra o Eizo da stampa, ma per video editing, foto, motion design e animazione è un livello più che professionale.

BenQ si vanta infatti di aver realizzato il primo monitor al mondo 4K a 144 Hz con elevata precisione del colore (certificata). Sebbene non possiamo confermare né smentire al 100% questa affermazione, non siamo riusciti a trovare delle alternative che abbiano tutte e 3 queste caratteristiche. Di seguito uno specchietto riassuntivo.

Tipo pannello: IPS Nano Matte (trattamento antiriflesso certificato TÜV Rheinland Reflection-Free)
Dimensioni: 31,5 pollici
Risoluzione nativa: 3.840 × 2.160 pixel (UHD, 4K)
Luminosità tipica: 400 nit, VESA DisplayHDR 400
Rapporto di contrasto: 1200:1
Colori visualizzabili: 1,07 miliardi (10 bit)
Gamut colore dichiarato:

95% DCI-P3
100% Rec.709
100% sRGB

Delta E: ≤ 2
HDR supportato: HDR10
Refresh rate massimo: 144Hz

Connettività e flessibilità

Il reparto porte è uno dei punti forti del PD3226G. La presenza di una Thunderbolt 4 con power delivery a 90W lo rende perfetto per collegare un MacBook Pro o altri laptop USB-C senza dover passare da dock o alimentatori esterni.

La HDMI 2.1 e la DisplayPort 1.4 garantiscono compatibilità ampia anche con desktop e console. C’è anche un hub USB integrato con porte USB-A e USB-C, una delle quali con ricarica veloce.

Il supporto alla daisy chain su Thunderbolt permette di collegare in serie due monitor 4K 144Hz. È una funzione che da un monitor con questo posizionamento è lecito chiedere e può fare la differenza in ambienti produttivi con postazioni multi-monitor.

A questo proposito, è supportato anche il KVM Switch: possiamo controllare due PC (anche Windows – macOS) con un solo set di tastiera e mouse; basta cambiare sorgente di input video per commutare automaticamente anche mouse e tastiera. Quindi riassumendo abbiamo:

Thunderbolt 4
HDMI 2.1
DisplayPort 1.4
USB-C (upstream): USB 3.2 Gen2
USB-A (downstream, inferiore): 3 × USB 3.2 Gen2 (1 con fast charging)
USB-C (downstream, inferiore): USB 3.2 Gen2 con fast charging
Jack audio (inferiore)

Ergonomia e comfort visivo

Dal punto di vista ergonomico, il PD3226G è ben progettato: si può regolare in altezza fino a 15 cm, ruotare, inclinare e usare anche in orientamento verticale (pivot). L’escursione non è enorme, ma sufficiente per adattarsi a diverse postazioni. Nello specifico:

Altezza: fino a 150 mm
Inclinazione (tilt): da -5° a +20°
Rotazione (swivel): ±30°
Orientamento verticale (pivot): 90

Audio

Ci sono due speaker da 3 Watt ciascuno. Non c’è molto altro da aggiungere. 

Sia chiaro che non parliamo di un particolare fondamentale in un monitor del genere (non è una TV), ma proprio per questo è meglio omettere che mettere gli stessi speaker che troviamo in modelli assai inferiori.

La prima cosa che colpisce del PD3226G è l’equilibrio tra nitidezza, gamma colore e uniformità. Il pannello IPS da 31,5 pollici a risoluzione 4K restituisce un’immagine estremamente dettagliata, adatta per l’uso grafico professionale, il tutto con un lettering preciso e confortevole.

Per chi vuole di più è necessario aumentare la densità, ovvero salire di risoluzione e / o ridurre la diagonale; diciamo che per l’uso per cui è pensato questo monitor l’equilibrio è molto buono, ma dipende come sempre dalle esigenze personali.

Come già accennato, la copertura colore è ampia: 95% DCI-P3, 100% sRGB e 100% Rec.709. Questi valori non sono solo dichiarati, ma anche verificabili con una calibrazione esterna. Il monitor arriva già calibrato in fabbrica, con un Delta E ≤ 2, che significa deviazione cromatica praticamente invisibile all’occhio umano.

BenQ ha incluso diverse modalità colore preimpostate, ognuna pensata per flussi di lavoro specifici:

sRGB per grafica e web design,
DCI-P3: video editing e grading,
Display P3: variante del P3 pensata per ambienti Apple/macOS, più luminosa e con punto di bianco adattato
Rec.709: lo standard colore per il video in alta definizione (TV, YouTube), ma più ristretto rispetto al P3
M-book per la corrispondenza più precisa con i colori dei MacBook
CAD/CAM: aumenta il contrasto dei dettagli nelle linee e nei profili 3D
Animazione: enfatizza i dettagli nelle ombre, molto buona per i giochi
Camera oscura: abbassa luminosità e contrasto per non affaticare la vista in ambienti completamente bui
DICOM: simula la curva di luminanza DICOM Part 14, pensata per la visualizzazione di immagini medicali (tipo radiologie)

Queste modalità agiscono a livello hardware e offrono una coerenza reale tra diverse fonti e ambienti di lavoro. In più ci sono due modalità utente, personalizzabili. E infine c’è anche la modalità vista doppia (traduzione ambigua di “dual view”), che permette di affiancare due profili colore diversi, ciascuno con il 50% di schermo a disposizione.

Uniformità e gestione dei neri

Il pannello IPS offre una uniformità del colore da angolazioni diverse molto buona. Non si notano variazioni di tonalità significative né problemi di backlight bleeding rilevanti. I neri non sono certi profondi come su un OLED, ma per un IPS di questa fascia il contrasto (1.200:1) è nella media.

Il trattamento Nano Matte aiuta anche a mantenere la leggibilità e la resa cromatica sotto luce ambientale diretta, senza introdurre riflessi fastidiosi, velature o aloni attorno alle fonti di luce. Ci si lavora comodamente anche vicino a una finestra: i riflessi vengono contrastati senza sparare a mille la luminosità, che poi incide sugli occhi. È un pannello che si lascia usare anche per ore, senza affaticare la vista.

Questo aspetto è cruciale, in generale: un pannello così dura anni e anni, senza farne sentire il peso sugli occhi. Per chi trascorra 8-9 ore al giorno fissando uno schermo, sul lungo periodo, fa la differenza.

A questo proposito, manca la regolazione automatica della luminosità. È possibile cambiarla molto rapidamente grazie al controller wireless HotKey Puck G3, del quale parleremo poi, ma non è la stessa cosa di un sistema integrato nel monitor. Ne sentiamo la mancanza? Non molto, principalmente grazie alla finitura Nano Matte che fa magie con i riflessi, ma è pur sempre una carenza che non ci aspettavamo.

I famigerati 144Hz

Il refresh rate a 144Hz è uno degli aspetti più inaspettati in un monitor pensato principalmente per professionisti e una delle ragioni per cui abbiamo voluto provarlo.

Anzitutto chiariamo che questo valore può essere impostato in modo statico (su macOS è possibile scegliere anche 120 o 100 Hz, tra i valori superiori a 60) o dinamico (varia tra 48 e 120Hz).

L’aumento della frequenza di aggiornamento significa che ogni movimento a schermo è più fluido, sia che si tratti di scorrere una timeline, ruotare un modello 3D, o semplicemente muoversi tra più finestre e software. Questo rende l’esperienza visiva più naturale e reattiva, anche perché è facile che con altri dispositivi gli utenti siano già abituati a fluidità simili.

Chi lavora su contenuti video o frame-by-frame può davvero notare la differenza: è più facile valutare la qualità delle transizioni, la resa dei movimenti lenti e l’effetto di blur o stuttering nei rendering intermedi. È insomma un vantaggio pratico e concreto per chi lavora con queste cose.

E per chi vuole giocare?

Pur non essendo un monitor da gaming puro, il PD3226G offre prestazioni più che valide anche per giocare, specialmente su PC, o magari anche console, collegate via HDMI 2.1.

C’è infatti il supporto per il VRR (Variable Refresh Rate) con FreeSync Premium, che offre anche la compensazione dei frame bassi (LFC) e una più bassa latenza (il tempo di risposta (GtG) è di 1ms).

Non nasce insomma come monitor da gaming puro, non ci sono G-Sync o certificazioni gaming specifiche, ma per titoli narrativi, giochi in 4K a livelli amatoriali o sessioni occasionali, l’esperienza è ottima. Di fatto è come avere 2 monitor in 1 per la maggior parte degli utenti.

Uno dei punti su cui BenQ ha puntato molto con il PD3226G è la gestione del colore a livello professionale, offrendo strumenti pensati sia per chi ha esperienza con la calibrazione, sia per chi cerca una soluzione più semplice e immediata.

Il monitor arriva già calibrato in fabbrica, con un Delta E ≤ 2 garantito e validato da certificazioni esterne (Calman, Pantone). Ma per rendere il tutto più completo ci sono anche alcuni software, scaricabili gratuitamente sia per macOS che Windows, che vale la pena citare.

Palette Master Ultimate: calibrazione hardware in 10 minuti

BenQ fornisce un proprio software di calibrazione chiamato Palette Master Ultimate. È compatibile con le sonde più diffuse (come il classico X-Rite i1 Display Pro che anche noi usiamo da anni) e permette una calibrazione hardware vera, cioè scrivendo il profilo direttamente nella LUT interna del monitor.

Il processo dura circa 10 minuti, è guidato passo-passo ed evita l’uso di software esterni. La calibrazione può essere salvata su più profili, per passare da un ambiente colore all’altro senza rifare tutto da capo.

Questo tipo di gestione è indispensabile in ambito fotografico, video e stampa, dove la ripetibilità e l’affidabilità cromatica contano più della semplice “bellezza” dell’immagine.

Display ColorTalk: sincronizzazione anche senza sonda

Per chi lavora su MacBook o su sistemi con più display, BenQ propone un secondo software, Display ColorTalk, pensato per sincronizzare i colori tra monitor BenQ e schermi integrati (come quelli di Apple) anche senza sonda.

Il software agisce regolando il monitor esterno per avvicinarsi al più possibile al comportamento del pannello principale, chiedendo anche la collaborazione dell’utente che potrà confrontare a occhio varie immagini. Non è una calibrazione vera e propria, ma può risolvere molti problemi pratici nei flussi di lavoro misti, dove un colore deve apparire simile su più schermi contemporaneamente, e soprattutto lo fa molto velocemente.

Display Pilot 2: l’OSD nella barra del sistema

Display Pilot 2 si occupa della gestione quotidiana del monitor. Presenta la maggior parte dei controlli disponibili direttamente sul display, ma all’interno del proprio sistema operativo, quindi sempre comodamente raggiungibili. Le funzioni principali includono:

Cambio rapido delle modalità colore e della luminosità (quest’ultima anche direttamente coi tasti di scelta rapida del Mac).
ICCsync, che sincronizza automaticamente il profilo colore del sistema operativo con quello attivo sul monitor, evitando incongruenze tra le app e permettendo di regolare anche contasto e nitidezza.
Gestione di PIP/PBP, rotazione, vista doppia e partizione schermo (un window manager che si affianca a quello di sistema).
Modalità Applicazione, che permette di assegnare un profilo colore specifico a ciascuna app. Ad esempio, si può usare DCI-P3 in Premiere Pro e sRGB in Chrome, con cambio automatico e istantaneo al lancio e al passaggio da una all’altra.

Molte di queste funzioni si possono combinare anche con l’HotKey Puck G3, come vedremo a breve, rendendo la gestione del monitor più veloce e fluida; di fatto non c’è mai bisogno di allungare la mano fino ai tasti posizionati sul monitor (nella parte inferiore).

Il BenQ PD3226G offre alcune soluzioni non comuni sui monitor di questa fascia, che rendono più pratico ed efficiente il suo utilizzo, sia su scrivania che in ambienti di produzione più strutturati.

Anzitutto partiamo dicendo che il supporto è solido e regolabile in tutte le direzioni utili:

altezza fino a 150 mm,
rotazione laterale (swivel) di ±30°,
inclinazione da -5° a +20°,
orientamento verticale (pivot) a 90°.

Non sono movimenti estremi, ma più che sufficienti per adattarsi a scrivanie di diversa altezza, a configurazioni doppio monitor, o per chi usa anche un MacBook sotto al pannello, senza vederselo oscurato.

Il montaggio è semplice, la base è piatta e ben piazzata, utile anche per appoggiare qualche oggetto utile volendo, e il passaggio del monitor da una posizione all’altra è fluido, senza scricchiolii o giochi meccanici.

Non insisteremo ulteriormente sulla qualità della finitura antiriflesso: chi pensa di capire di cosa parliamo perché ha provato qualcosa di simile in un pannello economico è fuori strada: qui la superficie resta uniforme e leggibile anche in presenza di luce laterale o spot diretti e i colori sottostanti non vengono spenti.

Questo rende il monitor più comodo da usare per lunghe sessioni in studio, in ufficio o in ambienti con illuminazione variabile, dove un pannello glossy diventerebbe rapidamente fastidioso.

HotKey Puk G3: l’arma vincente

I comandi fisici sono presenti sul profilo inferiore del monitor e consistono in 3 pulsanti (dei quali uno è anche un stick per scorrere i menu a schermo). Funzionano, ma sono scomodi da raggiungere, come tutti i tasti inferiori su tutti i monitor. 

BenQ offre due alternative che ci fanno completamente dimenticare della loro esistenza: il software Display Pilot 2, del quale abbiamo già parlato, è un controller esterno, del quale abbiamo solo accennato.

L’HotKey Puck G3 è dunque un controller wireless, incluso con il PD3226G, pensato per semplificare l’accesso alle funzioni principali del monitor senza dover passare per l’OSD o per il software su desktop.

A differenza di altri modelli simili, il Puck G3 non è cablato e può essere posizionato liberamente sulla scrivania. Ha una ghiera rotante e cliccabile e vari tasti (anche) personalizzabili, che permettono di gestire:

il cambio di sorgente video
Lo Switch KWM
la selezione rapida delle modalità colore,
l’attivazione del DualView (due profili colore affiancati),
Il lancio immediato di alcune applicazioni preferite
Regolazione di luminosità, o contrasto o volume

La configurazione avviene tramite il software Display Pilot 2, dove è possibile associare ogni tasto a una funzione specifica oppure all’apertura di un’app installata.

A prima vista può sembrare un gadget marginale, ma nell’uso reale è più utile di quanto ci si aspetti: evita passaggi inutili tra tastiera, mouse e OSD, e permette di passare da un profilo all’altro o da un computer all’altro con un solo gesto. Per chi lavora con software diversi su più macchine, è un’aggiunta pratica che accelera il flusso di lavoro.

Il feeling dei tasti è buono, la rotella ha il giusto feedback, e il fatto che sia wireless evita l’ingombro dei cavi, anche se richiede di tenere sotto controllo le batterie (2x AAA, non ricaricabili, incluse).

Il BenQ PD3226G è un monitor di fascia alta, sia per caratteristiche tecniche che per pubblico di riferimento. Al momento della pubblicazione, il prezzo in Italia è di 1.209€ sul sito ufficiale (un soffio meno su Amazon), esattamente come il 5K da 27 pollici a cui abbiamo già accennato, che quindi può essere visto come una soluzione complementare (se siete maggiormente interessati a quest’ultimo modello vi rimandiamo al recente video dell’amico Riccardo Palombo in merito).

Non è un prezzo popolare, ma va valutato alla luce di ciò che offre, ovvero di tutto quello che abbiamo descritto finora. E in questa fascia, la concorrenza diretta è più limitata di quanto si potrebbe pensare.

Esistono monitor 4K professionali con una resa colore comparabile, ma non sono così grandi o a così elevato refresh. Allo stesso tempo, i monitor da gaming 4K a 144Hz spesso offrono prestazioni migliori in fluidità pura, ma non hanno la precisione cromatica né le funzioni di gestione colore necessarie in ambito creativo.

PD3226G è quindi un prodotto ibrido, ma di alto profilo, che si rivolge a chi lavora con la grafica, il video, l’animazione o la fotografia, e vuole anche fluidità e versatilità superiori.

Per chi cerca solo un monitor da ufficio, o per chi ha un budget più ristretto, ci sono alternative più sensate. Ma per postazioni professionali, che usano sia macOS che Windows, e per chi vuole semplificare la scrivania senza rinunciare a nulla, il PD3226G è una delle proposte più complete sul mercato.

Il sample per questa recensione è stato fornito da BenQ, che non ha avuto un’anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Qui trovate maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi su SmartWorld.

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