Dopo Aruba e Infocert, anche Register annuncia che il proprio servizio di SPID diventerà a pagamento, al costo di circa 6 euro all’anno, proprio come gli altri provider che l’hanno preceduta.

È quindi l’inizio di un effetto a valanga o le cose potrebbero ancora migliorare? E soprattutto cosa possiamo fare per non pagarlo?

Lo SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, è stato introdotto nel 2016 per semplificare l’accesso ai servizi online della pubblica amministrazione. Il rilascio e la gestione dell’identità digitale sono affidati a una serie di gestori privati, autorizzati da AgID (l’Agenzia per l’Italia Digitale), che finora hanno offerto il servizio in modo completamente gratuito (grazie a coperture statali).

Negli ultimi mesi, però, l’equilibrio economico è cambiato: mantenere le infrastrutture, offrire assistenza e garantire la sicurezza degli accessi comporta costi crescenti, che i provider non sono più disposti a sostenere senza una contropartita.

Che fine hanno fatto i fondi pubblici?

Il governo aveva previsto uno stanziamento di 40 milioni di euro per rimborsare i costi sostenuti dai gestori, con l’obiettivo di mantenere gratuito lo SPID per i cittadini. Tuttavia, quei fondi sono rimasti bloccati per mesi a causa di ritardi burocratici tra i vari ministeri coinvolti.

Il risultato? Nessuna somma è stata effettivamente trasferita ai provider, che nel frattempo hanno continuato a operare in perdita. Con la scadenza della convenzione statale il 9 luglio 2025, molte aziende non hanno potuto fare altro che introdurre un canone annuale, scaricando parte dei costi sugli utenti.

Il futuro: verso un’identità digitale unificata?

Dal lato politico, si sta lavorando alla fusione tra SPID e CIE (Carta d’Identità Elettronica) in un’unica piattaforma. Tuttavia, la transizione è ancora lontana dall’essere operativa. Nel frattempo, lo SPID resta uno strumento indispensabile per accedere a decine di servizi pubblici: dalla sanità al lavoro, fino all’INPS.

Nonostante le recenti modifiche, non tutti i provider hanno reso lo SPID a pagamento, e in alcuni casi è ancora possibile ottenerlo o mantenerlo gratuito seguendo alcune condizioni precise. Sapere dove e come muoversi fa la differenza, soprattutto per chi non vuole (o non può) spendere anche pochi euro l’anno per questo servizio.

Attivazione gratuita con Poste Italiane

Poste è, al momento, l’unico gestore di grandi dimensioni a offrire SPID senza costi per gli utenti, a patto di effettuare l’identificazione di persona in ufficio postale. Questo vale sia per le nuove attivazioni, sia per i rinnovi.

Chi invece sceglie di attivarlo da casa, tramite video-identificazione o riconoscimento via app, dovrà pagare un contributo una tantum (attorno ai 12 euro). La buona notizia è che, una volta attivato, lo SPID di Poste resta gratuito per sempre.

Utenti già registrati: cosa fare

Se abbiamo già attivato lo SPID con Aruba, Infocert o altri provider che sono (o diventeranno) a pagamento abbiamo di fatto due opzioni per non pagare:

Cambiare gestore, passando gratuitamente a Poste (anche se non è ancora possibile farlo con un processo automatizzato: occorre disattivare il vecchio SPID e attivare il nuovo da zero)
Accettare la tariffa, se preferiamo “non sbatterci”: sono 6 euro l’anno, non è un patrimonio e per qualcuno potrebbe valere la spesa, nella speranza che qualcosa si muova nel frattempo a livello statale.

Esenzioni e casi particolari

Non sono previste esenzioni ufficiali su base reddituale, ma alcune categorie di utenti (in particolare i dipendenti pubblici o chi ha attivato SPID tramite convenzioni aziendali) potrebbero beneficiare ancora di condizioni gratuite, se previste dal proprio ente di riferimento.

Un’altra possibilità è attivare la CIE e utilizzare quella per accedere ai servizi digitali, anche se l’uso della carta richiede un lettore NFC o uno smartphone compatibile e può risultare meno intuitivo rispetto allo SPID.

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