La prospettiva che anche Poste Italiane renda a pagamento lo SPID si fa sempre più concreta. Dopo che già Aruba, Infocert e Register erano capitolati nei mesi scorsi, adesso anche Poste starebbe valutando una commissione annuale per i suoi utenti, che rappresentano oltre il 70% del totale, sancendo di fatto il pagamento dello SPID “per tutti”.

Una scelta che, se confermata, cambierebbe radicalmente il panorama e rende urgente capire quali possano essere le alternative allo SPID per noi cittadini.

In base a quanto riportato dal Corriere delle Comunicazioni, Poste Italiane, che gestisce oltre il 70% delle identità digitali attive in Italia attraverso il servizio PosteID, sta valutando l’introduzione di un canone annuo di 5 euro. Una decisione che, se confermata, avrebbe un impatto diretto su circa 20 milioni di utenti e potrebbe generare per l’azienda oltre 100 milioni di euro di margine operativo aggiuntivo. Non proprio noccioline.

L’ipotesi di Poste segue il percorso già intrapreso da altri gestori. Aruba ha introdotto un costo annuale di 4,90 euro più IVA, InfoCert ha fissato una tariffa di 5,98 euro IVA inclusa e Register.it ha optato per 9,90 euro. La motivazione principale è legata ai costi di gestione e sicurezza del sistema, che non trovano più copertura adeguata nei fondi pubblici.

Finché Poste ha mantenuto la gratuità, l’impatto per i cittadini è stato limitato. Ma con la prospettiva che anche il principale fornitore abbandoni questo modello, la sostenibilità dello SPID gratuito sembra definitivamente tramontata. Piuttosto che cercare il modo di non pagare lo SPID insomma, ha più senso munirsi di un’alternativa vera e proprio, se non vogliamo pagare.

Si parla da tempo del pensionamento dello SPID, che di fatto rimane a oggi il sistema di identità digitale più usato. Il governo sta puntando sulla Carta d’Identità Elettronica (CIE) come pilastro dell’identità digitale.

Con una governance interamente pubblica e costi più stabili, la CIE viene considerata la soluzione più solida per il futuro, anche in vista degli obiettivi fissati dal PNRR: entro giugno 2026 il 70% degli italiani dovrà disporre di un’identità digitale attiva.

Accanto alla CIE, sta prendendo forma IT-Wallet, il portafoglio digitale che raccoglie documenti come patente, tessera sanitaria e carta europea della disabilità, ma che a breve dovrebbe allargarsi ulteriormente. L’idea è di creare un unico strumento centralizzato, capace di ridurre la burocrazia e semplificare i rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione.

Peccato che queste alternative non sostituiranno lo SPID dall’oggi al domani, ma rappresentano a oggi la migliore alternativa che ci sia e quella più “a prova di futuro”. È importante però sottolineare che non tutti i servizi che oggi richiedono lo SPID supportano già la CIE. I principali portali nazionali, come INPS o Agenzia delle Entrate, la prevedono, ma a livello locale e nei servizi privati la copertura è ancora parziale.

Questo significa che, almeno nel breve periodo, i cittadini non potranno sostituire lo SPID con la CIE in modo completo. E se nel frattempo Poste decidesse per la via del canone? A quel punto dovremmo scegliere tra pagare questi 5 euro, o “vivere nel terrore” che la CIE non sia abbastanza per le nostre esigenze. Un bel dilemma, o no?

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