Il web si prepara a vivere una svolta storica. Chrome, il browser di Google utilizzato da oltre 3,5 miliardi di persone in tutto il mondo, potrebbe essere presto venduto. E l’acquirente ha un nome che fa notizia: Perplexity AI, la startup californiana nota per il suo motore di ricerca basato su intelligenza artificiale.
La cifra messa sul banco è di quelle che fanno strabuzzare gli occhi: parliamo di un’offerta da 34,5 miliardi di dollari per acquistare il browser di Google.
Una proposta che, tra l’altro, arriva in un momento cruciale, con una sentenza antitrust negli Stati Uniti che potrebbe obbligare Google a vendere il suo browser per ridurre il predominio nel mercato della ricerca online. L’operazione, se accettata, avrebbe un impatto enorme sull’equilibrio del settore e aprirebbe un nuovo capitolo nella competizione tra AI e web tradizionale.
Perplexity AI, fondata nel 2022 e già valutata fino a 18 miliardi di dollari, ha messo sul tavolo una cifra quasi doppia rispetto al proprio valore per tentare l’acquisto di Google Chrome. L’offerta è interamente “in contanti” e, secondo la società, già sostenuta da un gruppo di fondi di investimento disposti a finanziare l’operazione. Tra questi investitori figurerebbero nomi di primo piano del venture capital, anche se non sono stati resi pubblici.
L’obiettivo di Perplexity è chiaro: integrare la propria tecnologia di ricerca basata su AI con una piattaforma che conta oltre il 60% della quota di mercato globale dei browser. Il modo più diretto per acquisire subito un’enorme fetta di mercato.
La società non è nuova a mosse mediatiche aggressive: a gennaio aveva già proposto di fondersi con la divisione statunitense di TikTok per risolvere le tensioni politiche tra Stati Uniti e Cina. L’acquisizione di Chrome le darebbe un accesso diretto a miliardi di utenti, mettendola in una posizione privilegiata nella competizione con rivali come OpenAI, che sta sviluppando un proprio browser AI, e con giganti come Meta.
Il punto, però, è che Chrome non è solo una porta d’accesso al web, ma anche una fonte strategica di dati per il business pubblicitario di Google. Perdere uno strumento come questo potrebbe far cambiare radicalmente i piani della società di Mountain View, soprattutto per quanto riguarda la profilazione degli utenti.
Dunque, da cosa nasce la necessità di vendere Chrome? Ancora una volta, bisogna parlare di leggi antitrust e del contesto giuridico molto delicato che si è creato intorno a Google.
Nel 2023, un giudice federale statunitense ha stabilito che Google detiene un monopolio illegale nel mercato della ricerca online. Il Dipartimento di Giustizia ha proposto come rimedio estremo la cessione di Chrome, considerato un punto d’accesso strategico alla rete e un canale privilegiato per alimentare il motore di ricerca di Google.
Il giudice Amit Mehta dovrà decidere entro poche settimane quali misure adottare. Le opzioni spaziano dalla modifica degli accordi di esclusiva con Apple, Mozilla e Android fino a interventi più radicali come il divieto di pagare per essere il motore di ricerca predefinito e l’obbligo di condividere i dati con i concorrenti.
La cessione di Chrome, definita da alcuni “una soluzione più pulita ed elegante”, resta comunque un’ipotesi considerata poco probabile dagli analisti, vista la centralità del browser nella strategia AI di Google. Eppure, potrebbe rivelarsi l’unica strada percorribile se il giudice dovesse usare la mano pesante sulla sentenza.
Perplexity, nel proprio piano, ha promesso di mantenere Chromium come progetto open source, investire 3 miliardi di dollari in due anni e conservare Google come motore di ricerca predefinito, lasciando però libertà di scelta agli utenti. Altri potenziali acquirenti, come Yahoo, Apollo Global Management e persino DuckDuckGo, hanno mostrato interesse. Tuttavia, qualsiasi vendita aprirebbe a una battaglia legale di lunga durata, in grado di ridefinire il futuro della ricerca online.
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