Per quanto riguarda l’unboxing e il montaggio, la procedura è piuttosto standard, anche se bisogna sottolineare un aspetto importante: questa bici è davvero pesante, sfiora infatti i 35 kg, e ciò richiede un po’ più di attenzione e di cura nel maneggiarla durante le varie fasi di montaggio. 

Nonostante questo, l’assemblaggio rimane semplice e alla portata di chiunque, basta armarsi di pazienza e seguire i passaggi con calma. C’è da installare il manubrio e stringere le viti, montare il portapacchi e il parafango, sistemare la sella, inserire i pedali e infine montare la ruota anteriore.

Una volta completate queste operazioni, la bici è pronta per essere utilizzata. Per quanto riguarda i tempi, in circa 50 minuti, un’ora al massimo, lavorando con tranquillità e senza fretta, riuscirete a completare il montaggio in maniera ottimale.

Vi anticipiamo però che è necessario gonfiare bene le ruote prima di poter salire in sella. In confezione c’è una pompetta, il che è un regalo gradito, ma la qualità di quest’ultima è piuttosto scarna ed il consiglio è quello di recarsi presso un negozio per il gonfiaggio ottimale, data la grandezza delle ruote.

Tipologia: Bicicletta elettrica pieghevole con doppie sospensioni
Telaio: Lega di magnesio
Peso (con batteria): 34,7 kg
Carico massimo trasportabile: 150 kg
Motore: Motore al mozzo posteriore 48V 250 W
Coppia: 90 Nm
Velocità massima: 25 km/h
Livelli di assistenza: 5
Batteria: 48V 15Ah (720 Wh), celle Samsung 21700 con BMS, removibile
Autonomia: fino a 130 km (PAS 1)
Tempo di ricarica: circa 2 ore (caricatore rapido 54,6V 8A)
Pneumatici: 20 × 4.0″ Urban Hybrid, con strato antiforatura da 3 mm
Impermeabilità:

IPX7 (cavi)
IPX6 (display e luci)
IPX5 (motore e controller, box batteria)

Portapacchi posteriore: Sì, supporta fino a 25 kg
Freni: Freni idraulici a doppio pistone, dischi da 180 mm
Luci: Faro anteriore LED 30 Lux con clacson elettrico integrato + fanale posteriore con luce stop automatica (sensore vibrazione/frenata)
Extra: Modalità Boost, sistema antifurto smart (con GPRS, allarmi, notifiche SOS)

Engwe Engine Pro 3.0 Boost è una delle bici più pesanti della scuderia Engwe, e questo è il primo aspetto che colpisce appena la si mette all’opera, o la si solleva ovviamente.

Se già la L20 3.0 Pro non era certo una bici leggera, con i suoi 32,8 kg, qui si fa un ulteriore passo avanti, arrivando a ben 34,7 kg. Questo incremento di peso trova giustificazione nel design e nelle scelte progettuali che puntano a rafforzarne il carattere da bici pieghevole ma adatta anche ai terreni accidentati

Il telaio, infatti, si presenta più massiccio rispetto alla L20, con linee robuste che comunicano solidità e prestazioni. Diversa è anche la filosofia di utilizzo: se la L20 3.0 Pro punta alla praticità, grazie al formato step-through che agevola la salita e la discesa, qui ci troviamo davanti ad una bici pensata per chi cerca resistenza e un aspetto più aggressivo.

Il peso rimane comunque sotto i valori record raggiunti da altri modelli della stessa Engwe. Basti pensare alla cargo Engwe LE20, che con la batteria singola arrivava a 37 kg e, nella sua configurazione con doppia unità, toccava addirittura i 41,5 kg, garantendo però autonomie fino a 300 km.

Un altro dettaglio che la distingue sono le ruote: la Engine Pro 3.0 Boost monta pneumatici da 20×4 pollici, quindi più larghi rispetto ai 20×3” della L20 Pro. Questa scelta la rende più stabile e meglio predisposta per affrontare sterrati e terreni sconnessi.

Engwe ha poi lavorato sul motore e sulla gestione della potenza. Qui troviamo un’unità capace di erogare 90 Nm di coppia, un valore leggermente inferiore rispetto a quanto visto sulla L20 3.0 Pro, ma che è stato tarato per lavorare in sinergia con la modalità Boost. È evidente che Engwe abbia fatto un lavoro di ottimizzazione, rendendo l’esperienza di utilizzo più equilibrata, ma di questo ve ne parlerò più avanti.

Dal punto di vista dell’autonomia e della gestione energetica non manca nulla: la batteria da 720 Wh garantisce un’ottima durata, e grazie al sistema di ricarica rapida si riducono i tempi morti. 

Anche sul fronte sicurezza troviamo le stesse soluzioni viste nei modelli più recenti, compreso il sistema antifurto intelligente, mentre dal punto di vista della comodità è presente un assetto a doppia sospensione. Infine, la bici conserva la sua natura pieghevole, una caratteristica che resta comoda per chi deve trasportarla o riporla, anche se il peso, inevitabilmente, limita di molto questa praticità.

Mentirei se dicessi che le funzionalità della Engwe Engine Pro 3.0 Boost siano qualcosa di nuovo rispetto a quelle viste sulla L20 3.0 Pro. Anzi, la sensazione è proprio quella di trovarsi davanti allo stesso pacchetto, perché anche il manubrio ripropone praticamente le stesse soluzioni

Al posto del classico campanello troviamo un clacson elettronico, esattamente come sulla L20 3.0 Pro, e sul fronte dell’illuminazione abbiamo un faro anteriore ed un fanale posteriore con funzione di stop, entrambi ben visibili e di buona qualità. Mancano le frecce direzionali, ma ormai è un aspetto che non ci stupisce più: le avevamo viste solo sulla cargo LE20, ma da lì in poi Engwe non le ha più riproposte sugli altri modelli. C’è invece il classico cavalletto molto lungo e piuttosto stabile, utile a sostenere una bici di queste dimensioni e peso.

Non manca la modalità walk, ma in questo caso ci ha lasciato qualche perplessità perché è tarata in maniera un po’ troppo aggressiva. Quando la si attiva, la bici tende a spingere con troppa foga, risultando meno controllabile di quanto sarebbe auspicabile, e personalmente avrei preferito una calibrazione più dolce.

Protagonista è la modalità Boost, che si attiva tramite un pulsante dedicato posto sulla sinistra del manubrio. Premendolo mentre state pedalando, il sensore di coppia fornisce istantaneamente 90 Nm di potenza, permettendovi di sentire subito i pedali più leggeri e reattivi. È bene però sottolinearlo che non funziona come un acceleratore: si attiva soltanto pedalando e si disattiva non appena si smette di dare colpi di pedale. In questo modo resta pienamente legale, pur offrendo una spinta notevole quando serve.

Per il resto, ritroviamo tutto il pacchetto di comfort e funzionalità smart che Engwe ha già portato su altre gamme, dalla MapFour alla L20. La bici si può bloccare e sbloccare digitalmente, è possibile impostare una password per l’accensione, scaricare l’app dedicata e da lì gestire l’antifurto. C’è il modulo GPRS integrato che permette di tracciare la posizione e include funzioni come il geofencing: si possono impostare aree sicure e aree proibite e, se la bici esce dai confini impostati, arriva subito una notifica sullo smartphone insieme all’attivazione di un allarme sonoro.

Quello che manca, rispetto alla più avanzata MapFour N1 Pro, è il lucchetto smart, ovvero il blocco automatico della ruota che si attivava non appena la bici veniva spenta. Qui questa funzione non è stata implementata, ma Engwe ha evidentemente tenuto conto di questa scelta nel posizionamento del prezzo finale, rendendo la Engine Pro 3.0 Boost comunque competitiva rispetto ad altre soluzioni.

Il display montato sulla Engwe Engine Pro 3.0 Boost è esattamente lo stesso già visto sulla L20 3.0 Pro. Si tratta di un pannello LCD da 3,5 pollici, una dimensione generosa che permette di visualizzare in modo chiaro tutte le informazioni più importanti: dalla velocità al livello di assistenza selezionato, dalla carica residua della batteria fino alla distanza percorsa. Non è un display che punta sull’estetica, perché l’aspetto rimane piuttosto semplice, ma la leggibilità è buona anche sotto la luce diretta del sole e svolge bene la sua funzione.

Sulla parte sinistra del manubrio troviamo i cinque tasti fisici che abbiamo già imparato a conoscere: quello per l’accensione e lo spegnimento della bici, quello dedicato al clacson elettronico, il tasto “i” per scorrere le informazioni a schermo e infine i due pulsanti per regolare il livello di assistenza alla pedalata. Con una pressione prolungata si attivano alcune funzioni extra: tenendo premuto il tasto “+” si accendono i fari, mentre con una pressione prolungata del “–” si avvia la modalità walk, utile per spingere la bici a piedi nei tratti in cui non si pedala.

C’è poi il menù accessibile tramite pressione prolungata del tasto “i”, che consente di personalizzare alcuni parametri di base come la scelta tra chilometri o miglia e la regolazione della luminosità dello schermo. Non aspettatevi quindi una gestione avanzata, ma nel complesso il display della Engine Pro 3.0 Boost offre un’esperienza semplice e funzionale, in piena continuità con le altre bici Engwe.

La Engwe Engine Pro 3.0 Boost monta una batteria Samsung da 720 Wh, la stessa capacità che avevamo già visto su altri modelli della casa, ma qui con un’ottimizzazione che si fa notare nell’utilizzo quotidiano. 

Sulla scheda tecnica viene dichiarata un’autonomia massima di 130 km, misurata con livello di assistenza 1 e con un ciclista di circa 75 kg. Un valore ambizioso, ma non del tutto fuori portata: nel nostro test, utilizzando un livello di assistenza variabile tra 2 e 3 e sfruttando la modalità Boost solo nei momenti di reale necessità (quindi non con continuità come accadeva con la EP-2) siamo riusciti a percorrere circa 110 km

In effetti, si tratta di un piccolo passo avanti rispetto alla L20 3.0 Pro, che dimostra come Engwe abbia lavorato con attenzione sulla gestione dei consumi e sulla calibrazione della modalità Boost. Altro aspetto interessante riguarda la ricarica: la bici è infatti dotata di un caricatore rapido che permette di riportare la batteria dal livello minimo al 100% in circa due ore.

La soluzione scelta per l’alloggiamento della batteria è poi un altro punto a favore, malgrado non sia la più elegante in assoluto a livello estetico. Contrariamente a quanto accadeva con la EP-2 Pro, dove per estrarre la batteria bisognava piegare il telaio perché l’unità era incassata nella struttura, qui Engwe ha adottato un approccio più pratico. La batteria si trova infatti nella parte posteriore della scocca e può essere rimossa sollevandola dal basso verso l’alto, senza dover piegare la bici: non sarà bella a vedersi come quelle integrate nel telaio, ma fa il suo dovere. In più, in dotazione ci sono due chiavi che permettono di bloccarla e sbloccarla in sicurezza.

Vale però la pena segnalare un dettaglio che abbiamo notato anche sulla MapFour N1 Pro. La Engine Pro 3.0 Boost integra un sistema antifurto GPRS che, quando attivato, resta alimentato anche a bici spenta grazie a una piccola batteria interna. Quest’ultima si ricarica automaticamente dalla batteria principale e consente al sistema di sicurezza di rimanere attivo anche se l’unità principale viene rimossa. È un vantaggio in termini di protezione, ma comporta un consumo residuo da tenere in conto. Nulla di eccessivo: rispetto alla MapFour N1 Pro i consumi sono più ottimizzati e la bici può rimanere inattiva per circa una ventina di giorni prima che la batteria si scarichi del tutto. È quindi bene saperlo e programmare le ricariche di conseguenza, soprattutto se si pensa di non utilizzare la bici per lunghi periodi.

L’esperienza d’uso con la Engwe Engine Pro 3.0 Boost è assibilabile ad una fusione tra la EP-2 Boost e la L20 3.0 Pro. Al di là delle sigle, sulle quali si può fare confusione, parliamo del funzionamento in sé.

In generale è una bici potente e ben bilanciata, che non dipende affatto dalla modalità Boost, come appunto accadeva sulla EP-2 Boost: in quest’ultima il sensore di coppia obbligava quasi sempre a ricorrere al tasto Boost per avere partenze più fluide o affrontare le salite senza fatica. Non era un vero difetto, ma di fatto quella bici era molto incentrata su quel pulsante, altrimenti restava piuttosto pesante nei primi livelli di assistenza.

Con la Engine Pro 3.0 Boost la situazione è diversa. Qui il sensore di coppia da 90 Nm più ottimizzato cambia le carte in tavola, perché già dal livello di assistenza 1 ci si riesce a muoversi con potenza e fluidità, anche in città con pendenze frequenti. Il tasto Boost rimane utile quando si vuole una spinta extra, ma non è indispensabile. I livelli di assistenza sono stati calibrati meglio e si sente che il motore è stato tarato per garantire sempre una spinta corposa senza dover ricorrere di continuo al Boost. Si riescono a mantenere i 25 km/h senza alcuno sforzo già a livello 3, e volendo si può superare quella soglia pedalando di più: con un po’ di impegno fisico si superano agilmente i 30 km/h. È ottimo anche il grip sullo sterrato, grazie alle ruote più grandi e ben tassellate.

Dal punto di vista della posizione in sella, la bici mantiene però un’impostazione molto simile alla EP-2 Boost: si pedala dritti, con una geometria che privilegia il comfort e un manubrio regolabile sia in altezza che in inclinazione, con un solido sistema di ammortizzazione. La sella è grande, spaziosa, ma a livello complessivo di comodità ho preferito un pelino in più la L20 3.0 Pro: saranno quei due kg in meno, saranno gli pneumatici leggermente più piccoli e più scorrevoli sull’asfalto liscio, ma l’ho preferita. Detto ciò, il cambio Shimano a 7 rapporti e i 5 livelli di assistenza completano un pacchetto che è ormai familiare per chi ha già provato (o conosce) altre Engwe.

I freni idraulici a doppio pistone con dischi da 180 mm, poi, rappresentano un salto evidente rispetto ai sistemi meccanici delle bici più economiche. La frenata è potente, progressiva e trasmette sempre sicurezza, soprattutto considerando il peso complessivo della bici. È un dettaglio che fa davvero la differenza e giustifica in parte il prezzo più alto rispetto a modelli meno evoluti.

Ottime poi le luci frontali e posteriori, e il sistema di antifurto, che è identico a quanto già visto fare in altre bici dell’azienda. L’integrazione con l’app permette di localizzare la bici, ricevere notifiche sul suo stato e monitorare la carica.

Insomma, a prescindere dalla scheda tecnica, si vede che Engwe ha voluto revisionare come il motore e il sensore di coppia lavorano insieme: qui l’erogazione è più equilibrata, la bici è più pronta e meno faticosa da gestire nei vari scenari urbani e outdoor. È chiaro che non ci sono sorprese di design, è piuttosto conservativa in tal senso, ma è altrettanto ovvio che non era quello il suo scopo.

La Engwe Engine Pro 3.0 Boost arriva sul mercato con un prezzo di lancio fissato a 1.699€ nelle colorazioni nera e blu (l’unica su Amazon al momento), una cifra che si colloca in linea con le altre proposte della casa. Per fare un paragone, la L20 3.0 Boost parte da 1.499€, mentre la L20 3.0 Pro si trova a 1.799€.

In sostanza, si tratta di capire quale modello risponde meglio alle proprie esigenze: la L20 3.0 Pro, con le sue ruote leggermente più piccole ed un leggero peso minore, offre un sensore di coppia più potente; la Engine Pro 3.0 Boost, invece, si distingue per la presenza della modalità Boost, un’autonomia leggermente superiore e ruote più generose, oltre ad una geometria diversa.

In entrambi i casi, come appunto detto, la scelta dipende dal tipo di utilizzo che si intende fare: più cittadino e confortevole con la L20 3.0 Pro, più orientato alle prestazioni e alla robustezza con la Engine Pro 3.0 Boost.

Segnaliamo ancora una volta l’obiettivo di Engwe di rilanciare la propria app con nuove funzioni e un design aggiornato. L’azienda inizialmente ci aveva comunicato come finestra di riferimento il mese di agosto, ma i lavori interni di test hanno fatto slittare la tabella di marcia. Al momento, Engwe non si è ancora pronunciata ufficialmente: si parla di un possibile lancio a ottobre, ma nulla è stato confermato.

La nuova versione porterà con sé un cambiamento importante sul fronte della monetizzazione: il modulo GPRS diventerà a pagamento. In pratica, gli utenti che vorranno sfruttare le funzioni di geofencing e localizzazione potranno attivare l’abbonamento godendo del primo anno gratuito, dopodiché il costo dovrebbe aggirarsi intorno ai 39 euro all’anno, cifra comunque non definitiva. Una scelta che lascia un po’ l’amaro in bocca, ma che potrebbe essere digerita meglio se Engwe saprà davvero offrire un’esperienza smart più solida e completa.

Il sample per questa recensione è stato fornito da Engwe, che non ha avuto un’anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Potete leggere maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi su SmartWorld a questo link.

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